Il fato ha voluto che oggi 15/01/15 si effettui la cerimonia di scoprimento del pannello con il poema del poeta polacco e premio Nobel per la letteratura Czesław Miłosz “Campo de’ Fiori”.
Coglierò l'occasione per regalarmi un piacevole pomeriggio con Ania in Campo de' Fiori ed assistere alla proiezione del documentario.
“Nell’anno 1943, a Varsavia, guardando il ghetto in fiamme, Czesław Miłosz accostò in questa celebre poesia la solitudine degli Ebrei morenti con quella di Giordano Bruno, morto sul rogo in Campo de’ Fiori nell’anno 1600”: è la scritta che accompagnerà il poema del premio Nobel polacco sul pannello che verrà ufficialmente scoperto il 15 gennaio sulla celebre piazza della capitale."
Campo de’ Fiori.
A Roma in Campo dei Fiori
ceste di olive e limoni,
spruzzi di vino per terra
e frammenti di fiori.
Rosati frutti di mare
vengono sparsi sui banchi,
bracciate d’uva nera
sulle pesche vellutate.
Proprio qui, su questa piazza
fu arso Giordano Bruno.
Il boia accese la fiamma
fra la marmaglia curiosa.
E non appena spenta la fiamma,
ecco di nuovo piene le taverne.
Ceste di olive e limoni
sulle teste dei venditori.
Mi ricordai di Campo dei Fiori
a Varsavia presso la giostra,
una chiara sera d’aprile,
al suono d’una musica allegra.
Le salve del muro del ghetto
soffocava l’allegra melodia
e le coppie si levavano alte
nel cielo sereno.
Il vento dalle case in fiamme
portava neri aquiloni,
la gente in corsa sulle giostre
acchiappava i fiocchi nell’aria.
Gonfiava le gonne alle ragazze
quel vento dalle case in fiamme,
rideva allegra la folla
nella bella domenica di Varsavia.
C’è chi ne trarrà la morale
che il popolo di Varsavia o Roma
commercia, si diverte, ama
indifferente ai roghi dei martiri.
Altri ne trarrà la morale
sulla fugacità delle cose umane,
sull’oblio che cresce
prima che la fiamma si spenga.
Eppure io allora pensavo
alla solitudine di chi muore.
Al fatto che quando Giordano
salì sul patibolo
non trovò nella lingua umana
neppure un’espressione,
per dire addio all’umanità,
l’umanità che restava.
Rieccoli a tracannare vino,
a vendere bianche asterie,
ceste di olive e limoni
portavano con gaio brusìo.
Ed egli già distava da loro
come fossero secoli,
essi attesero appena
il suo levarsi nel fuoco.
E questi, morenti, soli,
già dimenticati dal mondo,
la loro lingua ci è estranea
come lingua di antico pianeta.
Finché tutto sarà leggenda
e allora dopo molti anni
su un nuovo Campo dei Fiori
un poeta desterà la rivolta.
Varsavia – Pasqua, 1943
Czesław Miłosz
Tradotto da: Pietro Marchesani